Il lavoro di Carlo Tancredi risale agli anni ottanta del ‘900, ed è una sincera documentazione analogica del paesaggio urbano. Un girovagare libero per cogliere scorci e vedute dal fascino immutato, senza artifici di sorta, che oggi possiamo ammirare e conoscere grazie ad un lavoro costante che l’autore ha condotto per le vie cittadine, con la sua inseparabile Hasselblad.
Con sguardo acuto ricerca una propria interpretazione dei luoghi, dalle vedute più ampie al dettaglio, creando analogie che si rifanno alla storia con un effetto narrativo, tradotto in un’ampia scala di grigi che esalta le strutture,
La lentezza del suo sguardo, dettato dall’utilizzo di una fotocamera medio formato, gli consente di concentrarsi sulla composizione, mai casuale, così strade deserte, architetture, abbandoni e fughe prospettiche si elevano a identità, come processo vicendevole tra l’osservatore, la forma e la percezione.
Non mancano le persone, ritratte nei cortili e in contesti urbani più periferici, che con le loro espressioni segnano il tempo, vividamente spontanei, permettendo di cogliere la personalità e portando alla luce bellezza ed emozioni, al di là dello stato sociale.