FONDO MENOTTI-PARACCHI
Pioniere del Ritratto
Le immagini dell’abile fotografo bustocco, rappresentano una fase sintomatica della storia della fotografia, sia sotto il punto di vista tecnico che di sviluppo sociale ed economico.
Verso la fine del 1800, i gabinetti fotografici di ritratti ebbero uno sviluppo ragguardevole, e ne usufruirono tutti i ceti sociali, per testimoniare attraverso i volti e i nuclei famigliari l’orgoglio di appartenenza e la volontà di affidare al tempo le proprie radici. Menotti-Paracchi si colloca in quell periodo tra gli atelier più attivi e frequentati dell’Altomilanese, in quanto sviluppa una capacità estetica rilevante abbinata a una strumentazione di ottimo livellio.
Quelli pubblicati sono una selezione di volti privati, che il fotografo ha saputo cogliere e fissare per sempre, lasciando alla memoria collettiva un patrimonio straordinario di figure agghindiate, nelle loro immobili pose, realizzati nel periodo 1890-1926. Immagini che conquistano per la varietà dei soggetti e dei costumi, per i fondali e gli arredi, per l’apparente semplicità dello scatto, che invece esigeva lunghe pose, estrema padronanza tecnica del mezzo e inventiva scenografica.
Il fondo fotografico di Menotti-Paracchi, donato al comune di Busto Arsizio dagli eredi del compianto maestro, è composto da 30.000 lastre di vetro e 5000 gelatine, di soli ritratti, con rare immagine della città. Su ogni lastra è inciso il nome delle famiglie e delle persone riprese, permettendo ai catalogatori di ricostruire il preciso periodo storico.
Un lavoro di restauro manuale e digitale, la sistemazione dei file e la conseguente moderna stampa fine art, ha consentito di rendere pubblico parte dell’archivio, editando anche un libro di successo.
Le antiche tecniche si sposano con le nuove tecnologie, garantendo continuità e futuro all’archivio storico.
Menotti-Paracchi ha esercitato la sua professione a Busto Arsizio, nell’ultimo decennio del 1800 e i primi del 1900. Specializzato in ritratti, lavorava in un equipaggiato studio in città, operando in luce diffusa grazie agli ampi lucernari, utilizzando macchine di grande formato e fondali dipinti a mano.
Ha lasciato un patrimonio importantissimo, che va oltre i confini locali, poiché il suo stile è riconosciuto da enti del settore, con la nomina di maestro artigiano della fotografia.
Compito dell’Afi farlo conoscere a livello internazionale, come capo scuola dei gabinetti fotografici di Busto Arsizio e Milano.
Si conferma così l’importanza che ricopre lo strumento fotografico, come utile e imprescindibile mezzo di conoscenza, di testimonianza storica, di indagine del costume e di affermazione creativa. Un mestiere, quello del ritrattista qualificato, che nel tempo ha visto germogliare una schiera di apprezzabili fotografi, fino a giungere ai tempi odierni, in cui la pratica è quasi del tutto scomparsa.