Al-Qarafa è un cimitero musulmano tra i più antichi di tutto l’Egitto. Si estende per 10 km lungo la sponda orientale del Nilo.
Un luogo dove i vivi convivono con i morti, dove il quotidiano pulsa di attività e dove si continua a celebrare i funerali. Più di un milione di persone sono approdati in questo enclave dalla metà del secolo scorso, scappando da guerre e carestie. Hanno trovato posto tra le tombe edificando insediamenti provvisori dove nessuno reclamava affitti.
Inviso dalle autorità e nascosto ai turisti per paura di esportare un’immagine del paese ritenuta poco edificante.
Ho lavorato qualche anno in questo territorio con una giornalista italiana , Stefania Angarano, insieme abbiamo realizzato un lungo reportage oggetto di varie mostre in Italia.
Tutti i pericoli che venivano paventati e che avrebbero dovuto impedire il lavoro, si sono dissolti nel confronto con la realtà oggettiva. Ho conosciuto persone disponibili, affettuose e collaborative che mi hanno consentito di entrare nelle loro povere case, di mangiare con loro, di regalarmi la visione di un quotidiano umile ma dignitoso. Artigiani capaci di tutto, bambini indaffarati in mille lavori, tessitrici, panettiere e piccoli caffè improvvisati lungo le stradine polverose dove la sosta è conoscenza e dialogo umano. La tombe colorate fanno dimenticare il senso della morte che non sembra mai presente, affollate di panni stesi al sole o nascondigli per i giochi dei bambini.
Un luogo autentico e lontano dalle immagini patinate amate dai turisti, un luogo dove è possibile cercare la realtà.