Lassù

30 Ago 2023
Beniamino Pisati
30/08/2023 admin

Lassù

In Valtellina, nel cuore delle Alpi, ogni estate le mucche vengono spostate dal fondo valle ai pascoli in altura (tra i 1500 e 2000 metri) dove la qualità e varietà dell’erba donano ai formaggi una qualità sopra la media. La lavorazione del latte in quota porta con sé difficoltà a causa dell’asprezza del territorio: non ci sono strade, spesso l’energia elettrica non arriva, gli alloggi
sono umili. Occorre grande forza, sacrificio e dedizione.Il mondo pastorale ha sempre avuto un ruolo centrale nella storia della civiltà, nella letteratura è sempre stato celebrato come idilliaco e spensierato.
L’aggettivo bucolico viene dal greco boukolus, pastore di buoi. E’ stato ed è fondamentale per l’ambiente: senza gli alpeggi scomparirebbero i pascoli, molte forme di vita si estinguerebbero, aumenterebbero i dissesti idrogeologici, il territorio diventerebbe più povero, monotono ed inospitale e perderebbe completamente l’attrattiva turistica.
Ricerco i luoghi e le atmosfere che ho vissuto fin da bambino: il suono del latte munto che batte sul secchio di alluminio, i campanacci delle mucche, il vociare dei pastori per tenere a bada le bestie, l’odore acre del fumo durante la cottura del latte, le fronde degli abeti mosse dal vento.
In un mondo dominato dalla fretta, che ha perso il senso del ‘presente’ e trascura i segni del passato, Lassù esiste ancora un mondo rurale senza tempo, profondamente radicato nella cultura contadina alpina e che scandisce la vita di questa gente e delle sue vallate, importante non solo economico, grazie alla produzione di rinomati formaggi, ma soprattutto per gli
aspetti storici e culturali che questo mondo conserva e rinnova, un patrimonio inestimabile che costituisce la memoria di modi di governo delle risorse naturali, di antichi saperi, di economie sostenibili.

A pastor is going to milk the cows early morning
In attesa che il latte raggiunga la temperatura
I segni del passato sono sempre visibili in questi luoghi dove la tradizione della pastorizia ha radici profonde. Un recinto di pietre (barec, in dialetto valtellinese) funge ancora oggi da protezione per le mucche quando grandina, una situazione di grande pericolo per gli animali perché possono perdere l'orientamento e precipitare nei dirupi.
Mario Nana, Val Poschiavina, lava i secchi in una sorgente dopo la mungitura.
Nelle diverse stazioni si trovano i calécc, strutture primitive a pianta quadrata o rettangolare di circa 4 x 4 m, delimitate da bassi muretti a secco. Iniziata la stagione estiva, le malghe vengono condotte nella prima stazione del pascolo che si trova ad un altitudine di circa 1400 m e il calècc presente nell’area viene dotato di una copertura provvisoria.
Due vitellini si puliscono reciprocametne il muso dopo aver bevuto il siero (ovvero quello che rimane del latte una volta lavorato il formaggio). In alpeggio le mucche non possono allattare, tutto il latte è chiaramente destinato alla produzione del formaggio.
Franco Milesi nel suo all'interno del suo 'Calech', il fumo è una costante durante il riscaldamento del latte.
Le mucche vengono munte due volte al giorno la mattina presto e nel tardo pomeriggio, ogni 10 ore circa.
Spesso animali ed ambiente sono una cosa sola
Ogni pastore conosce le proprie mucche, ognuna ha un nome.
Flavio Mazzoni, uno dei più apprezzati casari valtellinesi
Samuele Milesi con le sue capre. non è facile il mestiere del "capraio", spesso le capre pascolano lontano e sono necessarie ore di cammino per scovarle e mungerle. Molti giovani portano avanti le tradizioni della propria famiglia.
Claudio Speziale, pastore da generazioni, ogni notte dorme nel suo "Bait", una costruzione in legno mobile che gli permette di dormire vicino alle sue mucche.
Alfio Sassella, fa parte degli allevatori appartenenti presidio Slow Food Bitto Storico, questi alpeggiatori che operano in una ristretta area della Valtellina, mungono le mucche manualmetne, non utilizzano magimi e non usano fermenti nella produzione del latte
Fortunato, una vita da casaro.
Ogni anno a metà giugno, migliaia di capi di bestiame vengono condotti dal fondo valle agli alpeggi, è la cosiddetta transumanza verticale. La Valtellina è la zona con più alpeggi in tutto l'arco alpino, conta 120 alpeggi con un totale di circa 7000 capi caricati, oltre il 50% del patrimonio valtellinese. Rimarranno in alpeggio fino alla metà di settembre.
Rami di pino per accendere il fuoco. L’immagine rimanda alla leggenda dell’Homo Selvadego, un uomo ricoperto di peli, vestito da foglie e corteccia d’albero. La tradizione alpina lo identifica come pastore, maestro dell’arte casearia e depositario di antiche conoscenze. Fu associato a una figura terribile a cui ricondurre le paure, ma fu anche simbolo dell’armonia uomo-natura collocandosi tra l’umano, il selvaggio e il divino.
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