Con il più alto tasso di partecipazione alla forza lavoro nel mondo, la maggior parte delle donne cinesi, tra cui mogli e mamme, scelgono di lavorare trovando un equilibrio tra famiglia e carriera, il che significa dover affrontare sia le faccende domestiche che il lavoro, come avviene in Italia e in tantissimi Paesi europei. Oltre a ricoprire ruoli di casalinghe, baby sitter, insegnanti per l’infanzia e persino autiste di famiglia, sono anche responsabili delle incombenze quotidiane e della gestione finanziaria, lavorando nelle fabbriche, nei cantieri e nelle aziende alla pari degli uomini.
In considerazione del fatto che le donne hanno fatto più sforzi degli uomini, ho deciso di documentare con il mio progetto un gruppo di lavoratrici cinesi mostrando la loro perseveranza e l’impegno nei differenti ambienti di lavoro, in particolare nelle aziende di produzione.
Dai loro volti emerge la fatica, la felicità, la tristezza, la fiducia, la confusione, la coabitazione, la rassegnazione.
Fino ad oggi, ho girato in 25 stabilimenti in 17 province cinesi, e ho in programma di continuare il progetto in altre 8 imprese situate in 5 province, per un totale di circa 300 ritratti di lavoratrici delle industrie del tessile, tintoria, vestiario, calzature, acciaio, attrezzature meccaniche, fonderie, costruzioni edili, alimentari, medicina, fusione di rame, agricoltura moderna e zootecnia. Oltre alla nazionalità Han, alcuni di loro provengono da minoranze etniche come Hui, Mongolia, Uygur, Kazak, Miao, Buyi, e rappresentano una importante forza lavoro per il Paese.
Il tema del lavoro, dei diritti e della sussistenza è al centro di questo progetto.